La rotellina sfrega sulla
pietra focaia, facendo scoccare la scintilla che dà vita focosa al gas
dell'accendino. Tiro una boccata e mi sento pronto. Lo so, la
sigaretta è il male peggiore, non dovrebbe darmi tale soddisfazione
ma, dopo tutti questi anni da fumatore accenderla e aspirarne il fumo
è un rituale a cui purtroppo, non posso più rinunciare, per di più,
con quest'aria salmastra è ancor più appetitosa.
Oggi sono a Venezia, spero
in nuove ispirazioni, credevo infatti che la vista di questa
bellissima città avrebbe spinto in mare aperto i miei pensieri
dandogli la possibilità di naufragare su isole ancora inesplorate,
ma oggi, Venice mi rispecchia più che mai.
La foschia che sale
dall'acqua avvolge pigramente i monumenti rimanendo sospesa sopra le
teste dei turisti in piazza San Marco, dove, i tediosi piccioni che
da sempre l'affollano, camminano tubolando rocamente. I veneziani
sbucando dalle calli, corrono per non tardare ognuno al suo lavoro,
sembrano dimenticarsi d'esser parte di qualcosa di immensamente
prezioso per l'umanità; hanno i volti tirati, stressati da quel tram
tram quotidiano. Persino i gondolieri normalmente sempre allegri, ciondolano
sulle loro barchette, sorridendo svogliatamente al turista di
passaggio.
Mi sarei fatto volentieri
anche io un giro tra i mosaici canali, ma non nella Venezia d'oggi.
Mi sarebbe sembrato d'impersonare il mitico fiorentino Dante,
trasportato dal sponda a sponda sulla barchetta del Caronte, ma, non avendo ancora ricevuto gli onori funebri sarei stato costretto ad errare in eterno, senza pace, tra le nebbie del fiume.
Oggi Venezia è stanca.
E lo sono anche io, mi
chiedo di cosa ma non trovo risposta. E' quella stanchezza generale,
come la piomba del dopo pranzo, ma questa differisce per
l'inspiegabilità. Sento le gambe stanche, provo dolore solo
appoggiando i gomiti sulle ginocchia, ogni tocco è amplificato ed
ogni suono smorzato, gli occhi si appannano e diventa difficile
tenerli copletamente aperti. Ma non è sonno. La mente e il corpo
vegliano in un sonno ipnotico, dove mi guardo in giro ma
non vedo. E' proprio questo "guardare ma non vedere" a
farmi notare un particolare sfuggitomi prima: Per quanto le persone
siano appesantite dai loro problemi, regalano un fugace sorriso a
quelle opere di pietra, alle piazze e alla laguna con le sue
tipiche gondole ottocentesche.
Molte volte, cercare con
lo sguardo qualcosa di specifico, ti rende cieco di fronte a tutti
gli altri fatti, quando invece, con un'occhiata generale si possono
abbracciare molti più momenti, si captano espressioni ed emozioni
diverse. Ridacchio, stupendomi del mio sbaglio: sono venuto qui con
l'intenzionale libertà di pensiero, ed è stata proprio questa
intenzione ad aver in realtà imbrigliato la mia mente. Devo
lasciarmi trasportare da quest'arte immortale.
Venezia sarà pure stanca,
e datata ma non invecchierà mai, non morirà mai.
Sorrido, la città che
andava a rilento e triste a primo acchito, ora mi lascia una
sensazione di malinconica felicità ricordandomi che rimarrà per
sempre viva. Ricordandomi che nessuno potrà dimenticare ciò che
racconta ogni sua pietra, posata con fatica, con lungimiranza dagli
antichi artigiani.
Venezia, come molte altre
città italiane, è culla d'arte, a partire dalle sue fondamenta fino
ad arrivare a quadri e sculture. Essa è viva, nessuno la può
dimenticare, che sia di lingua o nazione diversa, nessuno può rodere
la sua grande storia.
Sono invidioso, invidio la
sua immortalità perchè a pensarci è la stessa che desidero io. Io
morirò fisicamente, questo è certo, ma desidero l'immortalità dei
miei pensieri, trascritti in ogni dove. Dai primi banchi di scuola,
ai muri, ai miei racconti e alle mie riflessioni che posto qui, ora,
per voi. No, non è fama quella che cerco, non sono i soldi.
Io desidero sopravvivere
nei pensieri di chi come me, si esprime attraverso la scrittura, nei
pensieri dei futuri storici e studiosi d'arte, poichè, anche
scrivere è un'arte. Anzi è l'arte. Un'arte che non solo mostra ma
anche insegna, adesso, tra dieci anni, tra un secolo e per molto,
molto tempo ancora.
La scritturà sarà la mia
pietra filosofale, in barba a te, Nicholas Flamel. Io l'ho trovata!
E cara Venezia, in questo
modo, rimarrò sempre al tuo fianco, qui, su questi gradini ad
ammirarti. Ad vivere lungo lo scorrere del tempo che mai ti
deturperà.
T. <3