Un piede dopo l'altro e il corpo trema.
Sento l'attrito dei miei passi contro il cemento, ascolto i muscoli
delle gambe tendersi e rilassarsi subitamente per lo sforzo. Respiro
a pieni polmoni con le goccioline di sudore che scendono lentamente
dal petto e dalla schiena, il cuore pompa il sangue a una velocità
estrema mentre le cellule respirano assecondando il suo ritmo. Il
mio ritmo.
Scelgo io quanto correre, quanto veloce
e in che direzione andare. Mentre il fisico è stremato la mia mente
si rilassa, respira. Potete pensare che sia matto, ma, decidere
letteralmente dove mettere i piedi mi aiuta a farlo anche
metaforicamente.
Correre non è semplice, molto spesso
mi sento debole, stanco oppure svogliato e non mi viene voglia di
far proprio na cippa, ma so che, quando corro mi libero. Il corpo non
rilascia solo tossine, lascia scorrere fin sulla terra che calpesto
lo stress della giornata e questo, mi permette di vivere la più
grande emozione che credo di avere, che credo tutti gli uomini
abbiano.
Riuscire ad ascoltare ogni parte del
proprio corpo, sentire che sei vivo, ti fa sentire in qualche modo
invincibile, ti sembra di poter affrontare qualsiasi cosa.
Nella vita bisogna correre perchè il
tempo non ci aspetta, e sì, è proprio tiranno. Il tempo non ci
aspetta e accade molto spesso di sentire il bisogno di fare una
pausa, a riflettere sul cosa fare e come farlo, oppure si è bloccati
da qualche ostacolo magari non desiderato, che ci si para davanti con
irruenza.
Non sopporto gli inconvenienti, e ancor
più non sopporto vedermi maggiormente lento rispetto agli altri, ci
son delle volte che mi pare di andare al rallenty mentre le persone
raggiungono il loro obiettivo alla mo' di Flash. Forse correre
fisicamente mi da l'idea di essere in qualche modo più veloce, di
arrivare prima alla meta perchè si, effettivamente sono fatto per
gli sport, ma forse il problema è proprio questo.
Forse il mio problema, la mia lentezza
nel proseguire con la vita viene, dalla consapevolezza che esistono
gli ostacoli, che non posso decidere i miei tempi, che non posso
obbligare un felice obbiettivo a presentarsi gratuitamente a mio
cospetto. Sono proprio queste consapevolezze a bloccarmi dando vita a
mille paranoie, portando i miei passi ad essere sempre più difficili
e pesanti come se sprofondassi su sabbie mobili.
E che fare allora? Continuo a correre,
finché le gambe non cedono, finché il respiro non si fa corto e non
desidero un sorso d'acqua. Corro finché i pensieri non vengono inibiti
dallo sfinimento fisico, in quel momento, a mente vuota, tutto sarà
così sfocato, che non riuscirò a distinguere chi andrà più veloce
e chi piano, solo allora avrò la parvenza di essere al pari degli
altri.
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