martedì 7 giugno 2016

Correre per sopravvivere.

Un piede dopo l'altro e il corpo trema. Sento l'attrito dei miei passi contro il cemento, ascolto i muscoli delle gambe tendersi e rilassarsi subitamente per lo sforzo. Respiro a pieni polmoni con le goccioline di sudore che scendono lentamente dal petto e dalla schiena, il cuore pompa il sangue a una velocità estrema mentre le cellule respirano assecondando il suo ritmo. Il mio ritmo.
Scelgo io quanto correre, quanto veloce e in che direzione andare. Mentre il fisico è stremato la mia mente si rilassa, respira. Potete pensare che sia matto, ma, decidere letteralmente dove mettere i piedi mi aiuta a farlo anche metaforicamente.
Correre non è semplice, molto spesso mi sento debole, stanco oppure svogliato e non mi viene voglia di far proprio na cippa, ma so che, quando corro mi libero. Il corpo non rilascia solo tossine, lascia scorrere fin sulla terra che calpesto lo stress della giornata e questo, mi permette di vivere la più grande emozione che credo di avere, che credo tutti gli uomini abbiano.
Riuscire ad ascoltare ogni parte del proprio corpo, sentire che sei vivo, ti fa sentire in qualche modo invincibile, ti sembra di poter affrontare qualsiasi cosa.
Nella vita bisogna correre perchè il tempo non ci aspetta, e sì, è proprio tiranno. Il tempo non ci aspetta e accade molto spesso di sentire il bisogno di fare una pausa, a riflettere sul cosa fare e come farlo, oppure si è bloccati da qualche ostacolo magari non desiderato, che ci si para davanti con irruenza.
Non sopporto gli inconvenienti, e ancor più non sopporto vedermi maggiormente lento rispetto agli altri, ci son delle volte che mi pare di andare al rallenty mentre le persone raggiungono il loro obiettivo alla mo' di Flash. Forse correre fisicamente mi da l'idea di essere in qualche modo più veloce, di arrivare prima alla meta perchè si, effettivamente sono fatto per gli sport, ma forse il problema è proprio questo.
Forse il mio problema, la mia lentezza nel proseguire con la vita viene, dalla consapevolezza che esistono gli ostacoli, che non posso decidere i miei tempi, che non posso obbligare un felice obbiettivo a presentarsi gratuitamente a mio cospetto. Sono proprio queste consapevolezze a bloccarmi dando vita a mille paranoie, portando i miei passi ad essere sempre più difficili e pesanti come se sprofondassi su sabbie mobili.
E che fare allora? Continuo a correre, finché le gambe non cedono, finché il respiro non si fa corto e non desidero un sorso d'acqua. Corro finché i pensieri non vengono inibiti dallo sfinimento fisico, in quel momento, a mente vuota, tutto sarà così sfocato, che non riuscirò a distinguere chi andrà più veloce e chi piano, solo allora avrò la parvenza di essere al pari degli altri.

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