mercoledì 6 luglio 2016

Filosofia al dettaglio.

 Ciao ragazzi, oggi sono qui con un post del tutto speciale.
Da pochissimo, (un paio di giorni) ho scoperto un canale davvero interessante, il canale youtube di RickDuFer, che vi consiglio di andare a visitare. Come voi ben sapete amo la letteratura, la lettura e non di meno anche la psicologia e la filosofia, due tipologie di studio che da sempre si sono accanite l'una sull'altra, ma che paradossalmente, riesco a far convivere dentro la mia testa.
E' stata per me una grande sorpresa, aver trovato nel canale di Riccardo molti interessi in comune, perciò spinto dalla curiosità, mi son guardato parecchi video.
Ho invitato Riccardo a leggere questo post, come risposta al suo video riguardo la brexit. Ho scelto questo video come un semplice modo per allacciarmi ai suoi discorsi, visto che oltre ad incuriosirmi sono risultati una provocazione.
No, non una provocazione nata dal desiderio di ribattere testardamente chi ha ragione e su cosa, è stata, è, una provocazione benigna, forse più un invito, che ho sentito nelle parole di questo personaggio. Un invito a dire la mia, a confrontarsi, poichè è questo che permette la crescita di ogni persona, da qualsiasi punto di vista lo si voglia vedere, "L'onorevole confronto", è un aiuto, ed è necessario per allargare il confine di quelle limitazioni mentali che da sempre opprimono l'essere.
Perchè "onorevole?". Semplice, il confronto esiste nell'assenza dello scontro.
La possibilità di esprimere, credere e supportare i propri ideali dev'esser data anche, soprattutto, a parole, e fidatevi, a mio parere è la cosa più difficile.
Beh direi che è abbastanza come introduzione, veniamo a noi Rick ;)
Ho ascoltato molto attentamente il video, (credo almeno quattro volte) e accolgo molte della tue parole come conferma di alcuni miei pensieri. Anzi, a dir la verità, credo di essere d'accordo nella quasi totalità delle tue affermazioni.
Credo però di poter dire che a mio parere, Riccardo guarda le cose in maniera troppo generale, troppo filosofica, quando bisognerebbe avere anche un punto di vista pratico, ordinario, umano.
Poichè avere un'unico punto di vista, equivale già di per sè a mettersi delle limitazioni, le quali non permettono di vedere le sfumature ed i dettagli dell'argomento trattato. D'altronde, per costruire qualcosa prima vanno pianificati i dettagli, dagli strumenti da utilizzare al tipo di costruzione si voglia avere.
La matematica e quindi l'economia, è il criterio oggettivo, il denominatore che unisce tutti i paesi, poichè regola e legge inequivocabile ed impossibile da ribattere, a meno che un nuovo Einstein non si faccia avanti. E' vero anche che, con questo criterio, si limitano le inflazioni e le evasioni fiscali , questo comunque non vuol dire che vengano completamente eliminate, anzi, ci saranno sempre più volpi a questo mondo.
L'euro, oggetto pratico di questo criterio, per quanto si possa dire che alla lunga porterà benefici, ora come ora passando dalla lira all'euro, ogni persona, di qualsiasi ceto ne ha economicamente risentito. E dobbiamo anche tener conto che, sebbene l'economia sia il criterio giusto da utilizzare, non bisogna in alcun modo omettere i dettagli, poichè ogni essere umano pensa prima a sè stesso e alla propria famiglia, per quanto non lo si voglia ammettere è così, è l'istinto insito e sradicabile in ognuno di noi.
La maggioranza delle persone non può permettersi di avere una visione generalizzata e filosofica riguardo uno stato o una comunità, poichè faticano a guardare in faccia la piccola realtà quotidiana, economica della propria famiglia, vedendola pesare ogni giorno di più.
Non puoi avere un sentito comunitario, non puoi permettertelo, se non vivi bene il tuo dettaglio, se non lo comprendi e non lo puoi accettare. Perchè le persone vivono al dettaglio, e sono costrette a farlo perchè si sentono un cappio al collo.
Per poter avere una visione oggettiva, generale della cosa, dovrebbero sentirsi parte di questo stato, dovrebbero sentirsi sicuri e difesi al suo interno, ma non è così. Non sentiamo protette le nostre identità, le nostre fatiche, tutte quelle ore lavorate ogni giorno e ripagate con una pensione che sempre più s'allontana.
Secondo voi, quando la maggior parte delle persone fatica a vivere il quotidiano, sentendosi lasciata a sè stessa, può sentirsi con le spalle coperte?. No, direi piuttosto, che si ritrovano con le spalle al muro. Come convincere queste persone che fanno parte, che sono, un'unico stato condotto con uguaglianza , onore, rispetto e sicurezza? L'unico modo è obbligarli.
Perciò l'UE cos'è? E' un'idea, una bella idea. MA RIMANE IDEA, almeno finchè le persone non si sentiranno davvero parte di questa comunità. Rimane soprannome su pezzi di carta, non veritieri.
Credo Riccardo abbia un bel punto di vista e l'abbia spiegato bene . Ma non possiamo vedere lo stato e le persone che lo formano da un punto di vista puramente filosofico.
L'italiano medio ora come ora lavora, (se lavora) come minimo nove ore al giorno per poter mantenere una famiglia senza troppi agi, ora, quando quest'uomo torna a casa, cosa credete che voglia fare, cosa pensiamo possa permettersi di fare vista la stanchezza, sia essa fisica o mentale? Una persona deve lavorare per vivere, è un dato di fatto, ma non è necessario anzi, si dovrebbe evitare, che viva per lavorare. Invece la vita di quest'uomo, come per la maggioranza degli italiani, si traduce in una pessima quotidianità: lavoro sonno lavoro sonno (per 30 gg), paga mensile che sfuma all'improvviso, lavoro sonno lavoro sonno... e avanti così. Questa pessima quotidianità porta ad un pessimo stile di vita dal punto di vista fisico e sociale. Ma quest'italiano vorrebbe anche trovare del tempo per la sua famiglia, per rilassarsi. Per non vivere la giornata solamente per arrivare a sera e contare quanti cents gli son rimasti in tasca.
Arrivando al punto come dice Riccardo, l'economia è il criterio oggettivo ma non può sopravvivere da sola, deve coesistere con un'altro criterio:L'informazione. L'informazione è potere, ma questa è detenuta al momento solo da chi ora è ai vertici.
Quanti realmente sanno cosa succede al proprio stato, e quali sono le decisioni prese?.
No, non basta legger il giornale o seguire i programmi politici per conoscere, poichè non possiamo affermare che l'informazione sia reale. Abbiamo bisogno di una politica d'informazione, non basata su parole che comuni mortali non possono comprendere. Atrimenti avremmo bisogno di un dizionario, ogni qualvolta ascoltiamo una notizia politica ed economica.
Una persona sta davanti lo schermo per sapere cosa succede nel mondo, per farsi un'idea di cosa esista, di quale possa essere il destino di ogni uomo, e prova a capire, o almeno ci prova, cosa succede, perchè e in quale modo affrontare la cosa.
Ma è davvero difficile tenere il passo, al giorno d'oggi con le vicissitudini politiche, e mi chiedo perchè dare la notizia del colloquio tra questo e quest'altro politico con termini innapropriati, anormali per le persone di ogni giorno, che non ne capiscono niente, e non per ignoranza ma per semplicità. Perchè questo sono la maggioranza delle persone: semplici, sono lavoratori e come tali son pratici, diretti.
Non ci si può aspettare che una persona terminato il lavoro, si metta a tavolino per studiare l'andamento dell'economia, cos'è lo spread o qualsiasi altra cosa, come funzionano le nuove leggi, che effetti hanno e cosa vogliono dire. Con questo non voglio certo asserire che le persone non debbano informarsi, anzi , solo con la conoscenza potranno dare un valido supporto per cambiare in meglio le cose, ma, ricordiamo un concetto: l'informazione dipende dal singolo soggetto e ancor di più dalle persone al potere, che vogliono rimanerci, che vogliono il potrere decisionale, efacendo questa scelta devono anche volere e accettare la responsabilità di una giusta informazione, devono far capire perchè prendono delle decisioni, è il loro dovere nei confronti dei cittadini che li appoggiano, che votano per loro, poichè in fondo, quando un uomova a votare, lo fa con a profonda speranza che quel soggetto salirà al potere per esser più chiaro e coerente possibile.
Questo è il mio pensiero, una politica d'informazione da tenere incollata a quest'economia.
Vi ringraio per aver letto questo speciale post, dedicato maggiormente a Riccardo, il quale spero, non la prenda come sfida ma come confronto, poichè come gia detto, ritengo giusto il suo punto di vista, ma credo ci sia bisongo di guardare tanti, troppi aspetti per definirli tutti, e nemmeno io praobabilmente sono riuscito a dare una visione completa delle cose.
Dopotutto, ognuno di noi è qui per provari no?!
T. <3

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