Jo
era un'artista, era portata per la pittura, un'arte che faceva
completamente sua esprimendola attraverso capacità sensitive.
Comunicava con gli spiriti nel sogno diceva lei, e la sua mano
dipingeva. Quadri magnifici seppur terrificanti.
Quasi
sempre sola, nel suo studio, si attornia di inquietudini da lei
dipinte, quadri vivi, quadri veri, quadri inquietanti dove i colori
predominanti sono il rosso e un nero senza fine. Spennella
freneticamente su di una tela, un color mattone, quasi ruggine.
E la sua mano corre spasmodica e nervosa a coprire quei buchi dove s'intravede il bianco, fino a formare un ambiente postapocalittico che non lascio spazio all'immaginazione. Tutto è brutalmente particolareggiato, dagli scogli aguzzi dove onde violente e sanguinanti s'infrangono. E lì, sullo sfondo della scena, con un cielo cupo e disastrato che fa da mantello, s'intravedono delle sagome. Non umane, non angeli.
E la sua mano corre spasmodica e nervosa a coprire quei buchi dove s'intravede il bianco, fino a formare un ambiente postapocalittico che non lascio spazio all'immaginazione. Tutto è brutalmente particolareggiato, dagli scogli aguzzi dove onde violente e sanguinanti s'infrangono. E lì, sullo sfondo della scena, con un cielo cupo e disastrato che fa da mantello, s'intravedono delle sagome. Non umane, non angeli.
Mancava
qualcosa, jo lo sentiva. Come bocche fameliche lo reclamavano : Più
colore! Frustrata, pastroccia sulla tavolozza cercando di diluire e
allungare il colore, ma niente sovrastava la forza del colore
naturale.
-E'
permesso? -
Vania,
l'allieva. Lei sì che aprezzava e conosceva i quadri di Jo che
s'animò di nuova speranza al vederla.
Vidi
Jo guardarmi come ancora immersa nei suoi quadri, lei è l'artista
che un giorno vorrei poter diventare.
-
A cosa lavori oggi?- Mi avvicinai incuriosita da quel nuovo quadro,
mentre l'artista ripuliva la tavolozza da quello che sembrava un vano
tentativo di rimedio. Aguzzo, inquitante, macabro. Un'altra opera che
pareva sferzata dall'ossessione e la compulsione che Jo provava nel
dipingere. E quelle figure? Lo ripetei ad alta voce ma non ottenni
risosta. E troppo assorbita da quegli esseri distrattamente dipinti
rimasi a fissarli. Vedo sempre più dettagli mentre l'angoscia pare
ammonirmi. Sono figure quasi umane perchè bipedi ma con un che di
rettile. Inizialmente scorgo le lunghe zampe posteriori, poi gli
artigli sulle mani ed infine, tutto il corpo si fa più nitido. Il
cuore mi balza in gola. Non mi piace quell che vedo. E' paurosamente
dettagliato, la mascella si apre mostrando denti affilatissimi, e
sono esseri senza pelle, come mangiati, corrosi, avanzano dal sole
che cala.
Cado
all'indietro e rimango paralizzata al suolo come premuta da una forza
invisibile. Il naso comincia a sanguinare, le unghie si aprono in due
mostrando la carne. Non riesco a urlare mail dolore c'è.
Rimango
terribilmente sveglia mentre jo si china si di me con un falcetto. Mi
trancia le mani. Prima una e poi l'altra diventano pennello. Jo
sorride estasiata mentre alimenta i suoi demoni. Demoni che semrano
animarsi, cibarsi della mia carne spingendo quei lunghi artigli oltre
la superficie del quadro.
Vedo,
soffro come un cane, il terrore fa da padrone ma sono costretta a
rimanere coscente, in uno stato di purgatorio , mentre guardo Jo
sviscerarmi le vene del braccio con il dorso del pennello per poi
intingerlo, prendendosi un nuovo rosso vivido.
Felice
ma ancora insoddisfatta di quell'opera, tra i gemiti strazianti delle
demoniache figure che gridano, avvicina il quadro al mio viso.
L'artista
gode di quel momento, gode di ogni ferale colpo che quegli artigli
m'infergono, sul viso, sul petto. E in quel momento ritorna la voce.
E urlo come mai avevo fatto in vita mia, con quelle bocche fameliche
che si cibano della mia carne, lacerano i nervi fino ad arrivare al
cuore che ancora sento pulsare, e lì, con acuti ululati di gioia i
demoni s'avventano ..
Jo
rimira il quadro. - Chi volete per cena?-
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