venerdì 26 maggio 2017

ToWriters.12. L'attenzione selettiva.


Ciao a tutti! Oggi per la rubrica To Writers, agli autori, propongo un tema diverso dal solito, che  rientra nelle cose di cui tener conto mentre scriviamo.
Chi di voi ha mai studiato psicologia o comunque la psicoanalisi sa di cosa parlo già leggendo il titolo. l'attenzione selettiva è appunto quando poniamo la nostra attenzione al singolare. Vale a dire: mentre scriviamo siamo così concentrati nel mettere su carta quel dato fatto o momento della nostra storia, che non sempre riusciamo ad inserirlo nel modo corretto affinché sia ben legato al tutto; siamo troppo concentrati a scrutare il singolo dettaglio sfocando così tutto ciò che ci sta intorno, non è semplice osservarlo come componente di un quadro più ampio. È disfunzionale per uno scrittore avere questa attenzione selettiva. Abbiamo già parlato di punti di vista i quali devono essere molti e diversi ma non si tratta solo di questo. Diciamo pure che fa parte di quel post, ma voglio darvi un'ottica diversa, appunto quella dell'attenzione. 

Quante volte nella vita ci capita di cercare qualcosa che magari abbiamo già tra le mani, ma siamo troppo concentrati nel cercarla per vederla davvero. Guardiamo ma non vediamo. Invece, lo scrittore, deve già vedere ed immaginare la propria storia; e soprattutto osservarla sotto tutti i punti di vista. L'attenzione dello scrittore non è posta solamente all'interno del paragrafo che sta scrivendo ma dev' essere anzi conforme e costante all'interno di tutto il racconto. Così facendo lo stesso scrivente vivrebbe un racconto nuovo, come se non fosse stato partorito dalla sua testa perché piano piano, lo stesso testo gli suggerirà nuove versioni, oppure ancora si farà sentire nel bisogno di una pausa, di un flashback o di un momento di suspense. Nei momenti in cui pecchiamo di attenzione selettiva, (non che sia una brutta  come non scrivente) la nostra mente è costretta a marciare su un singolo binario, e una volta che dobbiamo cambiare scenario, ci tocca per forza di cose tornare indietro da quello stesso binario per riprendere il filo . Ci toccherà rileggere, ripensare al collegamento antecedente e pensare a quello seguente, chiederci come eravamo arrivati a quella scelta e perché.
Potete notare quanta fatica, quanto tempo sprecato ma soprattutto quanto costringiamo e limitiamo la nostra creatività.
Se al contrario invece, avessimo lasciato aperte tutte le direzioni, e quindi avessimo in testa la storia nel suo insieme, senza focussare la nostra intenzione, ecco che la nostra mente opererebbe un miracolo:  in automatico cercherà altri collegamenti, altri particolari che a noi erano sfuggiti e che arricchiranno il racconto in maniera spontanea e veloce.
Ma quindi nel pratico come possiamo mantenere quest'attenzione sempre vigile e attenta; trovare nuovi particolari e mantenere i collegamenti lungo tutto lo scritto?
Beh il sistema più semplice che potremmo adottare è quello della scaletta o dell'albero. Per farla breve: le radici dell'albero sono le fondamenta della nostra storia, subito sopra il tronco ch'è il nostro protagonista; salendo si trova la chioma che rappresenta tutte le diramazioni che potrebbe prendere il nostro scritto se lasciassimo a briglia sciolta la nostra testa, oppure quelle che già abbiamo deciso di prendere.
Dobbiamo per forza immaginare quest'albero lungo tutto il nostro racconto?! Beh, certo. Insomma lo scrittore dovrà pur avere dell'immaginazione no? Ma vi dirò di più: immaginatevi bene quest'albero, ogni momento importante del racconto avrà una forma sul ramo o sulla radice una volta che l'avrete fatto vi assicuro che non vi servirà tornare a cercarlo mentre scriverete. Questo perché, nella psiche umana, quando riusciamo metaforicamente a dar forma a qualcosa d'inesistente, l'abbiamo reso vero. E così, la nostra mente, dando quest'albero per vero, lo terrà presente come terrà sempre presente, ad esempio, che le scarpe si mettono ai piedi. Questo è il livello base per distogliersi da un attenzione selettiva.
Un' altro suggerimento che posso dare, sicuramente più completo ma anche molto più lento, almeno all'inizio, tratta l'uso della domanda continua; o come la chiamo io: la domanda pedante. Avete presente quando i bambini vi chiedono qualcosa perché curiosi, e voi rispondendo innescate un loop infinito di domande sul perché della vostra risposta? Ecco, questo è il genere di domande che dovrete farvi ogni qualvolta cominciate un nuovo paragrafo del racconto, un nuovo
momento della storia. Questo aiuterà a mantenere presente l'insieme e con il tempo risulterà sempre più semplice.
Spero d'esservi stato utile, aspetto di sapere cosa ne pensate!
Buona scrittura,
T.

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