mercoledì 11 maggio 2016

Assordante Realtà. (1a Parte.)

Fin da quando io ne abbia memoria, ho sempre odiato le scimmie. Le scimmie e il loro scimmiottare. Andavamo allo zoo con la scuola e, davanti la gabbia di questi primitivi i miei compagni mi additavano ridacchiando.
Sì proprio non potevo soffrire quegli stupidissimi animali, sarà per il loro verso che ricordava tanto il mio, ma che ci potevo fare se ero nato così. Io non potevo più sentirmi oramai, ma ricordo da piccolo quei suoni sgraziati che mi uscivano dalla bocca, assomigliavo tanto a una scimmia, per questo ora evitavo completamente di provare a parlare, e menomale oserei dire, che nemmeno potevo sentire le offese che mi venivano fatte. Aver perso totalmente anche l'udito nell'età in cui, normalmente, i bambini cominciano a parlare, è stata quasi una benedizione più che una sfiga.
Ora però ho sedici anni, sono alle superiori e tutto pare mille volte più complicato di prima.

 
Ho una mia tutrice, alquanto figa oserei dire: Capelli biondo cenere, occhi azzurro/grigi, labbra piene e un viso asciutto, purtroppo però anche lei mi tratta con deferenza. Non posso fargliene una colpa certo, ma, come con lei anche il rapporto con tutti gli altri coetanei diventa insostenibile.
La conversazione diventa indispensabile a quest'età, con le prime cotte, le prime delusioni e incazzature, le feste che ti lasciano alle quattro di notte a vomitare in piscina o, qualsiasi altra matta cosa che ti venga in mente di fare.
La cosa buffa?: Da quando mi sono reso conto dell'importanza di questi due sensi passo i miei pomeriggi allo zoo, e sì, guardo le scimmie. E continuo ad odiarle. 
Dopo un po' che le guardo noto la loro intelligenza, sagacemente nascosta dalla natura dietro la goffaggine data dagli arti spropositati, i loro piccoli occhietti perfidi, iniettati di sangue si accaparrano tutto ciò che vedono, e che possono sgraffignare con quelle manacce sudicie. 
Saranno pure brutte, saranno pure primitive, sarò pure un loro discendente ma, 'ste mangiabanane possono parlare tra loro anche con un versaccio di merda. Fossi io a potermi esprimere così, farei scappare una volta per sempre le persone accanto a me.
Dannate scimmie.
Beh, perlomeno il linguaggio dei sordomuti non prevede che io mi gratti le ascelle. 
Non che sia molto bello esprimersi a gesti visto che mi fa sembrare un delirante in attesa di sedativo, ma posso conviverci, anche mio zio infatti è sordomuto e lui mi è sempre stato accanto. La genetica aveva saltato mio padre ricadendo su di me, una cosa del quale mio padre si era scusato fin troppe volte, lui non lo capiva, ma non gliene avevo mai fatto una colpa.
Con la scusa che aveva il fratello sordomuto imparò presto ad usare il linguaggio dei segni, con mio padre era facile capirsi, e le nostre mute conversazioni non mi pesavano, anzi, mi davano sollievo, soprattutto in casa dove non mi ero mai sentito il benvenuto. 
Mia madre infatti, non si può definire quell'esemplare femmina di mammifero, dotato di pazienza e pronta al sacrificio e all'amore incondizionato verso i figli, al contrario, posso classificarla come: Barbie.
Perennemente in tiro, anche in casa manco dovesse fare una sfilata da un momento all'altro, prediligeva le serate con le amiche da cui tornava il mattino seguente, distrutta e con una scatola intera di moment sul comodino pronta all'uso. Mio padre totalmente diverso, non accennò mai al divorzio, evidentemente perchè cercava di non allontanarla ancora di più o boh, non saprei a dir la verità, comunque sia lasciava che mia madre facesse la bambina purchè mi trattasse decentemente, e questo stava a significare con indifferenza. L'unica cosa che ora mi sentivo dire da lei era di imparare ad usare quel muscolo che era l'udito, solo così potevo imparare a parlare, solo così sarebbe potuta uscire con me allo scoperto.
In quel momento mi parve di riconoscerla in una tra le scimmie dello zoo. Mi fissa, poi scorreggia , si annusa il culo per capire se sia venuta da lì e subito saltella agitata. 
Sì cara, sei tu a puzzare di merda. 
Quando la sentivo parlare, mia madre, non la scimmia, diventavo spasmodicamente cinico, non la odiavo ma ancora mi risultava difficile non augurarle la mia stessa condizione.
Le persone passeggiano tranquillamente in questa giornata soleggiata, danno un saluto ai cari pinguini vestiti da maggiordomo, e ridono dei babbuini dal culo pelato. Ma non si accorgono che tra le loro voci, si perdono migliaia di piccoli movimenti e sensazioni che solo i sordomuti possono vedere.
Le persone pensano di potersi prender gioco di me, ma si sbagliano alla grande. Non sono sordomuto. Sto prendendo per il culo tutti quanti, tutto il mio mondo. Scusa papà.
Perchè? Beh semplice..

Questo è il primo capitolo del racconto intitolato: Assordante realtà. Spero vi piaccia e vogliate seguirmi passo passo fino al termine della storia, e oltre ;) .
Vi aspetto! <3
T.

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