mercoledì 9 marzo 2016

I 1000 e 1 giorno da Senile. (Parte 2a)


Ogni giorno la stessa minestra, di fatto e non.
Le giornate parevano non evolversi più, incitavano la monotonia del giorno seguente e di quello dopo ancora.
Nulla sopravviveva alla logorazione mentale di questo stallo, persino gli infermieri lasciavano trasparire segni di cedimento in taluni momenti: Alcuni si nascondevano all'uscita delle porte antincendio per fumarsi una sigaretta ogni cinque minuti, altri per una chiamata. Alcuni prendevano fin troppi caffè arrivando a fine giornata che si muovevano a scatti, come avessero la sindrome di tourette. Alcuni addirittura, avevano costruito un'insano rapporto con il loro partner di lavoro portandolo avanti più spesso di quanto probabilmente avrebbero pinciato a casa.


Avevo le prove che incriminavano i protagonisti di ognuna di queste scene, c'era permesso infatti di tenere un diario, che io, tenevo ben stretto portandolo sempre con me. In realtà ero l'unico davvero sano di mente da mettere insieme una frase completa, questo però non lo sapevano i dottori. In quel posto mi credevano un normale vecchietto finito lì perchè sbavava più del cane dei figli, non sapevano quanto erano in errore ma gli lasciavo credere tutto quello che volevano pur di non essere disturbato, anche se, la fama già mi precedeva rovinandomi un po' la piazza.
Dovevo fare attenzione a mantenere sempre le apparenze, non mancava molto al termine di quella tortura.
Dopo la colazione avevamo “l'ora d'aria” nel parco dove tiravo fuori il mio taccuino, pianificando il futuro, come ormai facevo da più di quarant'anni. Non si trattava solo di una buona abitudine ma di un bisogno impellente che avevo di tenere il tutto sotto controllo. La vita mi aveva sempre riservato talmente tante sorprese che davo ad ogni ora della mia giornata almeno una decina d'azioni diverse da poter svolgere, ognuna di queste si ramificavano come radici fascicolate nella mia testa, mostrandomi le possibili reazioni mie o delle persone incluse. Per molto, moltissimo tempo il mio taccuino non aveva mai sbagliato. Solamente una volta, solo una.
“Sia maledetta quella volta!Vaaah!”
Subito prima di pranzo avevamo la possibilità di scegliere se stare sulla stanza dei giochi o davanti la televisione. “Ma ci rendiamo conto?! La stanza dei giochi vaaah, manco fossimo all'asilo!” Nemmeno mio nipote giocava ancora con le costruzioni ad incastro, e aveva cinque anni!.
 No , avevo il mio posto ad aspettarmi, ogni giorno, la stessa sedia. Un'abitudine che avevo preso in considerazione di cambiare vista la monotonia giornaliera a cui ero costretto. E, sì, per tutti a parte il sottoscritto la frase precedentemente detta non è un errore di valutazione letterale: Stare davanti la televisione veniva preso alla lettera, solamente io ero interessato a girare i canali, seguire la politica e il telegiornale. Gli altri osservavano apatici le immagine scorrere commentandole da atipici.
-...e ora passiamo alla notizia del giorno. Sono stati arrestati quattro membri dello storico Clan Zannardente, operativo nei quartieri di Milano. ..- 
-Vaah!- Un'eslamazione troppo significativa per i due infermieri a guardia della sala. Dovevo calmarmi.
-...Secondo le dichiarazioni di uno di questi, fornite alla polizia con un interrogatorio durato diverse ore, suddetto clan conta molti piu settori in tutta Italia e all'estero..- 
Ne ero sicuro fosse lui. Essendo arrestati di un certo peso non si erano fatti scrupoli, lasciandoli a volto scoperto mentre venivano ripresi, questo mi aveva permesso di riconoscere uno dei quattro e, potevo metterci la mano sul fuoco, quello era il vecchio braccio destro di mio figlio. 
“Quel dannato coglione! Io glielo dicevo che doveva sbarazzarsene.” 
Mio figlio si stava lasciando sfuggire le cose di mano. Era scritto sul mio taccuino che sarebbe successo, l'avevo previsto, fortuna che mancava poco e sarei tornato. Dovevo subito informare Facepalm, dovevo avere il resoconto delle cose successe in tutto quel tempo, era ora di rimettersi in marcia e riprendere le redini di cuoio sudato e sporche di sangue che tanto amavo.

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