giovedì 17 marzo 2016

I 1000 e 1 giorno da Senile (parte3)

-Tu..tu..tu. Tututu.- Niente. 
Mà non rispondeva, zia non rispondeva, nemmeno Jorgi e questa lista di silenzi pareva allungarsi con l'andare delle chiamate cadute.
 -Veeh!- Era incredibile, un tempo il mio numero sul loro display li avrebbe fatti saltare dalla sedia con la sicurezza che se non avessero risposto nell'immediato avrebbero avuto delle grane.
Odiavo le cose complicate, le attese se non portavano a nulla di buono, ma soprattutto, odiavo l'inutilità di persone come mio nipote: Jorgi, non potevo però fare a meno di sfruttarlo visto che l'entrata al manicomio era esclusa per i miei uomini di fiducia, per la mia ex moglie e per mio figlio. Mi toccava avere le visite con l'idiota che aveva contribuito a farmi finire in questo merdosissimo posto.

 
Quel giardino senz'erba pareva rispecchiare il mio stato d'animo. Arido.
Lo ero sempre stato certo, anche prima di arrivare all'ospizio, ero arido di cuore, ma non mi ero mai sentito così solo, la compagnia di certo non mi mancava, con tutte le prostitute che facevano la fila ogni sera alla mia porta per un verdone in più.
-Viih!- Quanto mi mancava quella libertà. Alzai brache e mutande, eh sì, con la mancanza d'esercizio pareva che l'attrezzo arruginisse.
-Aah cazzo!-
Sbattei violentemente i pugni sul'isolata panchina del giardino, senza ricordare quanto facessero male le nocche. “Fanculo, tutta colpa della droga!”
Io non mi facevo, non mi sarei mai fatto e non avrei mai voluto vederla nella mia vita, odiavo persino la neve per la somiglianza. Sapevo che con il mio giro d'affari in tutto il mondo la Biancaneve avrebbe solo portato più controlli dagli sbirri e quindi più rischi. Sì avrei guadagnato molto di più e più in fretta certo, ma ero un tipo paziente, mai pizzicato nemmeno per una chewiing gam e con la mia perseveranza avevo costruito un impero sicuro.
E quando ci ripenso... Arrivò l'idiota: Cricco, l'attuale secondo di mio figlio, diceva che aveva un grosso affare per le mani, mio figlio , che non aveva mai ascoltato il mio consiglio di guardarsi più dagli amici che dai nemici gli diede retta, infognando velocemente quasi la totalità dell'Impero. Dovetti vendere proprietà e riscuotere favori da mezzo mondo e nonostante ciò dovetti impegnare il bene più prezioso: me stesso. Impegnare non é il termine esatto ma la mia finta perdita di ragione avrebbe permesso a quel mare di merda di sgonfiarsi. Era questo il piano, per tornare poi a casa dimostrandomi alle autorità pulito ancora una volta, mio figlio sarebbe stato catturato e miei beni sarebbero rimasti intaccati perchè niente era a suo nome, salvando così i miei sforzi di una vita dall'oblio.
Non mi sentivo un cattivo padre per quella decisione, dipendeva tutto da una semplice regola del taccuino: non ammettevo errori soprattutto dal mio genero.
A pensarci bene però, ancora non capivo come avesse potuto fallire il piano. Il diario non lo prevedeva, tra i pregiudicati appena arrestati doveva esserci mio figlio, invece...
Il mio sguardo si spostò sul vecchio edificio che mi ospitava. “Vaah!, mi sarei dovuto trattenere più a lungo. Veeh!”

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