Ieri ero stufo morto. Non
in quanto per la giornata faticosa ma per lo stress accumulato
rimanendo a casa. Decisi di farmi un giretto in bici per le stradine
interne della zona industriale, a quell'ora deserte. Il vento mi
carezzava il cuoio capelluto, era una sensazione fantastica, migliore
di passarsi le dita tra i capelli. Mi ossigenava . Correre in bici
lasciandosi trasportare sulla scia del vento mi permetteva di
lasciare a briglia sciolta tutti quei pensieri rimasti legati entro
le mura di casa.
Woom! -Porc...!!!-
Quasi persi il controllo
della bici, dal movimento d'aria improvviso legato al rombo della
Porche bianca e blu. Dannazione, fortuna che erano poliziotti. Ero
quasi morto dallo spavento. Le cuffiette avevano coperto tutti i
rumori delle fabbriche fino a quel momento, lasciandomi rimbalzare
tranquillamente il cuore a ritmo di musica. Era utile per pensare, ma
pericoloso per la propria incolumità. Peccato, adoravo avere del
tempo con me stesso. Perchè, il solo fatto di confrontarmi con tutte
le fisime ed elucubrazioni della mia testa era una grande sfida e,
come in tutte le sfide, c'era bisogno di una grande concentrazione.
Ecco : quella poca
rimasta dopo lo spavento, andò letteralmente in fumo al suono di un
clacson a tutto spiano. Beep Beep!
Con I freni della bici
fino al collo per non finire in culo alla porche Mi fermai
bruscamente, aspirandomi tutto lo smog uscito dalla marmitta fatta
sgasare ancora una volta dal carabiniere prima di spegnerla e venirmi
incontro.
Buongiorno, documenti
perfavore- Si rendeva conto che, se fossi stato na' vecchia, sarei
sicuramente morta di crepacuore con lo spavento di poco prima'?! E,
se questa vecchietta avesse avuto un bastone con sè, avrebbe saputo
dove metterlo...
Scese anche l'altra
giubba mentre il prmo controllava i miei documenti.
-Quanti anni hai? -
-Trenta-
- E non lavori a
quest'ora?-
Pareva tutta una presa
per il culo. Il bisogno di uscire, era l'effetto dello stress che mi
mettevano le mura di casa e l'impossibilità di potermi render utile
al mio futuro. Non potevo decidere di metter giù la prossima
mattonella della mia strada nella vita. Non potevo decidere che forma
darle, l'ampiezza. Pure il ghebbo doveva mettersi ora?! Mancava solo
me lo chiedesse il prete.
-Nn lo sa che ormai,
cercare un impiego, è diventato anch'esso un lavoro?-
Lingua mia cadi! Non
riuscii a trattenermi. Vedetemi come uno sfrontato ma, la risposta mi
venne spontanea, non volevo essere sgarbato, anzi, era semplice
sincerità mista a triste realismo.
-Quindi, non hai un
lavoro?-
Il lavoro è il soffio di
un giovane cuore. E il suo contrario, l'assenza del lavoro , è
l'oscuro signore che ci attanaglia nella la morsa della disperazione.
Se questa prigione d'impossibilità di costruzione di una vita fosse
fatta di sbarre normali, sarei volentieri e sicuramente il primo a
tentare l'evasione.
Purtroppo però quelle
che ci fermano, sono sbarre di paure, d'insicurezze, d'idee personali
messe a tacere. Tutte queste paure poi, a loro volta , trasformano la
nostra quotidianità in un'insieme di “Ma” e di “Se”, che,
applicati ad ogni momento sia esso divertente o triste, ci
costringono a mettere in discussione cose per le quali prima avremmo
dato una secca risposta: Si o No.
Un Sì ormai raro,
diventato per moltissimi quel magico paiolo alla fine
dell'arcobaleno.
Il No invece, viene
trasformato in un'entità onnipresente, magari nascosto da Forse, Non
saprei, Boh, Mah... Non sappiamo più dare il reale significato alle
parole perchè ormai nessuna di loro assume più un senso tangibile
nella nostra vita.
É tutto offuscato da una
nebbia. Una nebbia acida che, oltre a peggiorare la visuale, scioglie
le poche sicurezze che hai, la casa che da sempre sogni, la famiglia
che ancora non hai costruito ma desideri tanto. Più potente della
soda caustica, la mancanza del lavoro elimina il tuo onore, il tuo
Io. Ora non sei più Taddeo, Sofia o chissà chi, sei diventato un
esodato. Uno straniero in un paese di stranieri.
C'è una cosa
fondamentale che spesso dimentichiamo, o meglio, viene fatto in modo
che sia così.
La paura, la vita che
stiamo vivendo é un'ombra che ci hanno appicicato con la colla della
persuasione mediatica. E quello che dimentichiamo è un fatto:
Un'ombra non é nient'altro che.. un'ombra. E come tale dobbiamo
tenerla al suo posto, assogettata a noi.
Cominciamo a mettere in
dubbio ciò che mina la nostra sicurezza e riprenderemomo fiducia in
noi stessi.
Fortuna che avevano
terminato l'esaminazione dei miei documenti. Non ne potevo più di
mettere a tacere intrecci d'arzigogoli che avevano emesso già
profonde radici nela mia fertile mente.
***
Ecco amici, questi sono i
mille pesnsieri che sento attraversare il cerebro, per questo ho
bisogno di ossigenarmi ogni tanto. Non è semplice dar voce ai
tormenti, ma, se qualcuno è in grado di capirli hai già una
possibiltà di redimerli.
Tornerò a trattare
l'argomento lavoro essendo esso troppo vasto per essere protagonista
di un'unico post, desideravo conoscere il vostro interesse verso
questo argomento. Potremmo trattarlo assieme, anzi, lo spero!
Spero tutti voi siate
fieri e felici della vostra vita. Vi auguro il meglio, vi auguro il
lavoro che meritate e desiderate, perchè per ognuno di noi ce n'è
uno che ci aspetta. Si, come per il vero amore. E, come per esso, non
tutti riescono a trovarlo in tempo. Beh prendetevelo, prendiamocelo
questo tempo. Capiamoci e soddisfiamo I nostri sogni. Nessuno puo
impedirci di farlo.
Vi auguro un buon rientro
a casa dai vostri lavori, una buona serata e una bella dormita per
esser pimpanti domani!
T.
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