sabato 5 marzo 2016

Il Lavoro. (Riflessione)


Ieri ero stufo morto. Non in quanto per la giornata faticosa ma per lo stress accumulato rimanendo a casa. Decisi di farmi un giretto in bici per le stradine interne della zona industriale, a quell'ora deserte. Il vento mi carezzava il cuoio capelluto, era una sensazione fantastica, migliore di passarsi le dita tra i capelli. Mi ossigenava . Correre in bici lasciandosi trasportare sulla scia del vento mi permetteva di lasciare a briglia sciolta tutti quei pensieri rimasti legati entro le mura di casa.
Woom! -Porc...!!!- 
Quasi persi il controllo della bici, dal movimento d'aria improvviso legato al rombo della Porche bianca e blu. Dannazione, fortuna che erano poliziotti. Ero quasi morto dallo spavento. Le cuffiette avevano coperto tutti i rumori delle fabbriche fino a quel momento, lasciandomi rimbalzare tranquillamente il cuore a ritmo di musica. Era utile per pensare, ma pericoloso per la propria incolumità. Peccato, adoravo avere del tempo con me stesso. Perchè, il solo fatto di confrontarmi con tutte le fisime ed elucubrazioni della mia testa era una grande sfida e, come in tutte le sfide, c'era bisogno di una grande concentrazione.

 
Ecco : quella poca rimasta dopo lo spavento, andò letteralmente in fumo al suono di un clacson a tutto spiano. Beep Beep! 
Con I freni della bici fino al collo per non finire in culo alla porche Mi fermai bruscamente, aspirandomi tutto lo smog uscito dalla marmitta fatta sgasare ancora una volta dal carabiniere prima di spegnerla e venirmi incontro.
Buongiorno, documenti perfavore- Si rendeva conto che, se fossi stato na' vecchia, sarei sicuramente morta di crepacuore con lo spavento di poco prima'?! E, se questa vecchietta avesse avuto un bastone con sè, avrebbe saputo dove metterlo...
Scese anche l'altra giubba mentre il prmo controllava i miei documenti.
-Quanti anni hai? -
-Trenta-
- E non lavori a quest'ora?-
Pareva tutta una presa per il culo. Il bisogno di uscire, era l'effetto dello stress che mi mettevano le mura di casa e l'impossibilità di potermi render utile al mio futuro. Non potevo decidere di metter giù la prossima mattonella della mia strada nella vita. Non potevo decidere che forma darle, l'ampiezza. Pure il ghebbo doveva mettersi ora?! Mancava solo me lo chiedesse il prete.
-Nn lo sa che ormai, cercare un impiego, è diventato anch'esso un lavoro?-
Lingua mia cadi! Non riuscii a trattenermi. Vedetemi come uno sfrontato ma, la risposta mi venne spontanea, non volevo essere sgarbato, anzi, era semplice sincerità mista a triste realismo. 
-Quindi, non hai un lavoro?- 
Il lavoro è il soffio di un giovane cuore. E il suo contrario, l'assenza del lavoro , è l'oscuro signore che ci attanaglia nella la morsa della disperazione. Se questa prigione d'impossibilità di costruzione di una vita fosse fatta di sbarre normali, sarei volentieri e sicuramente il primo a tentare l'evasione.
Purtroppo però quelle che ci fermano, sono sbarre di paure, d'insicurezze, d'idee personali messe a tacere. Tutte queste paure poi, a loro volta , trasformano la nostra quotidianità in un'insieme di “Ma” e di “Se”, che, applicati ad ogni momento sia esso divertente o triste, ci costringono a mettere in discussione cose per le quali prima avremmo dato una secca risposta: Si o No. 
Un Sì ormai raro, diventato per moltissimi quel magico paiolo alla fine dell'arcobaleno.
Il No invece, viene trasformato in un'entità onnipresente, magari nascosto da Forse, Non saprei, Boh, Mah... Non sappiamo più dare il reale significato alle parole perchè ormai nessuna di loro assume più un senso tangibile nella nostra vita.
É tutto offuscato da una nebbia. Una nebbia acida che, oltre a peggiorare la visuale, scioglie le poche sicurezze che hai, la casa che da sempre sogni, la famiglia che ancora non hai costruito ma desideri tanto. Più potente della soda caustica, la mancanza del lavoro elimina il tuo onore, il tuo Io. Ora non sei più Taddeo, Sofia o chissà chi, sei diventato un esodato. Uno straniero in un paese di stranieri.
C'è una cosa fondamentale che spesso dimentichiamo, o meglio, viene fatto in modo che sia così.
La paura, la vita che stiamo vivendo é un'ombra che ci hanno appicicato con la colla della persuasione mediatica. E quello che dimentichiamo è un fatto: Un'ombra non é nient'altro che.. un'ombra. E come tale dobbiamo tenerla al suo posto, assogettata a noi.
Cominciamo a mettere in dubbio ciò che mina la nostra sicurezza e riprenderemomo fiducia in noi stessi.

Fortuna che avevano terminato l'esaminazione dei miei documenti. Non ne potevo più di mettere a tacere intrecci d'arzigogoli che avevano emesso già profonde radici nela mia fertile mente.
                                                                             ***
Ecco amici, questi sono i mille pesnsieri che sento attraversare il cerebro, per questo ho bisogno di ossigenarmi ogni tanto. Non è semplice dar voce ai tormenti, ma, se qualcuno è in grado di capirli hai già una possibiltà di redimerli.
Tornerò a trattare l'argomento lavoro essendo esso troppo vasto per essere protagonista di un'unico post, desideravo conoscere il vostro interesse verso questo argomento. Potremmo trattarlo assieme, anzi, lo spero!
Spero tutti voi siate fieri e felici della vostra vita. Vi auguro il meglio, vi auguro il lavoro che meritate e desiderate, perchè per ognuno di noi ce n'è uno che ci aspetta. Si, come per il vero amore. E, come per esso, non tutti riescono a trovarlo in tempo. Beh prendetevelo, prendiamocelo questo tempo. Capiamoci e soddisfiamo I nostri sogni. Nessuno puo impedirci di farlo.
Vi auguro un buon rientro a casa dai vostri lavori, una buona serata e una bella dormita per esser pimpanti domani!
T.

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