martedì 5 aprile 2016

Arte Immortale.

La rotellina sfrega sulla pietra focaia, facendo scoccare la scintilla che dà vita focosa al gas dell'accendino. Tiro una boccata e mi sento pronto. Lo so, la sigaretta è il male peggiore, non dovrebbe darmi tale soddisfazione ma, dopo tutti questi anni da fumatore accenderla e aspirarne il fumo è un rituale a cui purtroppo, non posso più rinunciare, per di più, con quest'aria salmastra è ancor più appetitosa.
Oggi sono a Venezia, spero in nuove ispirazioni, credevo infatti che la vista di questa bellissima città avrebbe spinto in mare aperto i miei pensieri dandogli la possibilità di naufragare su isole ancora inesplorate, ma oggi, Venice mi rispecchia più che mai.
La foschia che sale dall'acqua avvolge pigramente i monumenti rimanendo sospesa sopra le teste dei turisti in piazza San Marco, dove, i tediosi piccioni che da sempre l'affollano, camminano tubolando rocamente. I veneziani sbucando dalle calli, corrono per non tardare ognuno al suo lavoro, sembrano dimenticarsi d'esser parte di qualcosa di immensamente prezioso per l'umanità; hanno i volti tirati, stressati da quel tram tram quotidiano. Persino i gondolieri normalmente sempre allegri, ciondolano sulle loro barchette, sorridendo svogliatamente al turista di passaggio.
Mi sarei fatto volentieri anche io un giro tra i mosaici canali, ma non nella Venezia d'oggi. Mi sarebbe sembrato d'impersonare il mitico fiorentino Dante, trasportato dal sponda a sponda sulla barchetta del Caronte, ma, non avendo ancora ricevuto gli onori funebri sarei stato costretto ad errare in eterno, senza pace, tra le nebbie del fiume.

Oggi Venezia è stanca.
E lo sono anche io, mi chiedo di cosa ma non trovo risposta. E' quella stanchezza generale, come la piomba del dopo pranzo, ma questa differisce per l'inspiegabilità. Sento le gambe stanche, provo dolore solo appoggiando i gomiti sulle ginocchia, ogni tocco è amplificato ed ogni suono smorzato, gli occhi si appannano e diventa difficile tenerli copletamente aperti. Ma non è sonno. La mente e il corpo vegliano in un sonno ipnotico, dove mi guardo in giro ma non vedo. E' proprio questo "guardare ma non vedere" a farmi notare un particolare sfuggitomi prima: Per quanto le persone siano appesantite dai loro problemi, regalano un fugace sorriso a quelle opere di pietra, alle piazze e alla laguna con le sue tipiche gondole ottocentesche.
Molte volte, cercare con lo sguardo qualcosa di specifico, ti rende cieco di fronte a tutti gli altri fatti, quando invece, con un'occhiata generale si possono abbracciare molti più momenti, si captano espressioni ed emozioni diverse. Ridacchio, stupendomi del mio sbaglio: sono venuto qui con l'intenzionale libertà di pensiero, ed è stata proprio questa intenzione ad aver in realtà imbrigliato la mia mente. Devo lasciarmi trasportare da quest'arte immortale.
Venezia sarà pure stanca, e datata ma non invecchierà mai, non morirà mai.
Sorrido, la città che andava a rilento e triste a primo acchito, ora mi lascia una sensazione di malinconica felicità ricordandomi che rimarrà per sempre viva. Ricordandomi che nessuno potrà dimenticare ciò che racconta ogni sua pietra, posata con fatica, con lungimiranza dagli antichi artigiani.
Venezia, come molte altre città italiane, è culla d'arte, a partire dalle sue fondamenta fino ad arrivare a quadri e sculture. Essa è viva, nessuno la può dimenticare, che sia di lingua o nazione diversa, nessuno può rodere la sua grande storia.
Sono invidioso, invidio la sua immortalità perchè a pensarci è la stessa che desidero io. Io morirò fisicamente, questo è certo, ma desidero l'immortalità dei miei pensieri, trascritti in ogni dove. Dai primi banchi di scuola, ai muri, ai miei racconti e alle mie riflessioni che posto qui, ora, per voi. No, non è fama quella che cerco, non sono i soldi.
Io desidero sopravvivere nei pensieri di chi come me, si esprime attraverso la scrittura, nei pensieri dei futuri storici e studiosi d'arte, poichè, anche scrivere è un'arte. Anzi è l'arte. Un'arte che non solo mostra ma anche insegna, adesso, tra dieci anni, tra un secolo e per molto, molto tempo ancora.
La scritturà sarà la mia pietra filosofale, in barba a te, Nicholas Flamel. Io l'ho trovata!
E cara Venezia, in questo modo, rimarrò sempre al tuo fianco, qui, su questi gradini ad ammirarti. Ad  vivere lungo lo scorrere del tempo che mai ti deturperà.

T. <3

1 commento:

  1. Ciao! Volevo farti i complimenti perchè mi piace molto come scrivi e in particolare in questo post mi hai fatto davvero andare a Venezia! :) Complimenti!! Volevo avvisarti che ti ho nominata per il premio Liebster Award!
    Ti lascio il link (http://auguriamo.blogspot.it/2016/04/liebster-award.html)
    Fammi sapere quando rispondi!
    A presto!
    Sabrina

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