domenica 3 aprile 2016

Quando il cuore pesa. (Parte terza)

Ciao amici! Se non sbaglio ci eravamo lasciati con un po' di suspance, data da una frase riguardante l'impatto dell'immigrazione sul lavoro.
Riparto da qui concludendo la triade di “Quando il cuore pesa”.
L'immigrazione è diventata fattore portante della disoccupazione, determinandone la crescita esponenziale, sempre più giovani a casa, sempre più famiglie italiane in difficoltà che non trovano aiuto nel sistema.
Una volta c'era un detto che risultava vero a chiunque: Il lavoro nobilita l'uomo. Mi dispiace adesso affermare il contrario, il lavoro sta dannando l'uomo; almeno per quanto riguarda l'uomo (e donna sottintesa) italiano.
Una dannazione paragonabile all'inferno dantesco, ove, accresce astio e cattiveria nei confronti di questi stranieri. Al nostro contrario infatti, appena mettono piede in questa penisola vengono fatti accomodare, gratuitamente (a spese nostre), sulle prime case disponibili, con trenta euro giornalieri cadauno e un lavoro nell'immediato.

 
Questo non perché abbiano maggior cultura e quindi un titolo migliore dei nostri giovani, no, il solo motivo è il loro costo. Per gli imprenditori è facile assumerli, li pagano meno e ricevono incentivi come azienda, questo comporta una crescita per le aziende certo, ma alla lunga diventa una perdita vista l'inoccupazione delle persone davvero adatte a quei ruoli costretti infine a lasciare questo paese. I giovani d'oggi lanciano più di qualche occhiata ai paesi esteri, prendendo infine il volo per uno di questi. Ciò di cui gli impresari però non si rendono conto (o chiudono gli occhi come lo stato che li lascia fare), è che il valore del loro lavoro scende maggiormente e solo quando arriva il momento di avere persone davvero in grado di svolgere taluni lavori, persone che ormai han dato forfè, gli imprenditori si mangeranno le mani per non aver sfruttato le loro, le nostre capacità.
Valiamo sempre meno, come lavoratori, come persone.
Ma sapete cosa penso? Penso che il punto focale di tutta la questione sia la pretesa. La pretesa che hanno questi stranieri di esser sfamati, di professare la loro religione eliminando il crocefisso dalle nostre classi, e, non permettendoci di parlare di Dio in loro presenza! La sapete la cosa più divertente di tutto questo? Se li ascoltate, quando bestemmiano lo fanno invocando il nostro Dio, non il loro. Personalmente la ritengo un'offesa ancor maggiore, porca troia, abbiano almeno i riguardi di bestemmiare il loro Dio!
Pretendono, non desiderano. Pretendono il lavoro che spetta ad italiani in difficoltà, perché loro non ne hanno mai avuto uno o l'hanno perso?! Beh cazzo! Il mio non è per nulla razzismo ma è chiaro anche ad un cieco che la colpa non è nostra e non dobbiamo subirne i colpi. Se almeno ogni famiglia italiana potesse vantare un minimo benessere allora li aiuterei volentieri ma.... Sti cazzi non così!
Allora lì, ai piani alti, non soffrono solo di cecità; cazzo ma con tutti i soldi che hanno potrebbero farsi 'na visitina e vedere quale altra “forma mentis” li affligge!. Imperterriti invece continuano, continuano ad assecondare queste pretese, prodigandosi anzi con fervore per esaudirle. In tutta la storia italiana degli ultimi decenni non s'è mai visto tale impegno nell'aiutare i propri connazionali.
Le nostre pretese, ma che dico, diritti, suonano come campane mute. E stiamo parlando di richieste semplici, richieste che sono nostro diritto per costituzione!
Che scemo, ah che illuso!
Lo stato regala i nostri soldi, trenta euro giornalieri.. ma non a noi. Non a quel giovane che a 25 o 30anni vuol metter su casa e si ritrova con qualche centinaio di euro in tasca.
Tutto ciò definisce lo stato emozionale che ci porta a far parte della terza tipologia dell'Italiano. Italiani che proprio non ce la fanno più, che preferiscono morire suicidandosi, lasciare il fardello che è diventata la vita.
Anche io ho delle leggi morali, il mio credo, costruito tra mille insidiose esperienze. Un credo che non mi permette di morire senza spingere fino alla fine per cambiare le cose, un credo che mi impone di aiutare i bisognosi ma il tutto a una condizione.
                                IL RISPETTO.
Italiani, basta essere accondiscendenti, perché questo è un mondo di volpi. Siate duri come un maglio, fermi come roccia e famelici come leoni.
Esigete il rispetto per voi, per la vostra famiglia.

E con questo concludo questa riflessione, anche se l'argomento data la portata, potrebbe dar vita a un'intera enciclopedia.
Buona lettura!
T. <3

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