Ciao amici! Se non sbaglio
ci eravamo lasciati con un po' di suspance, data da una frase
riguardante l'impatto dell'immigrazione sul lavoro.
Riparto da qui concludendo
la triade di “Quando il cuore pesa”.
L'immigrazione è
diventata fattore portante della disoccupazione, determinandone la
crescita esponenziale, sempre più giovani a casa, sempre più
famiglie italiane in difficoltà che non trovano aiuto nel sistema.
Una volta c'era un detto
che risultava vero a chiunque: Il lavoro nobilita l'uomo. Mi dispiace
adesso affermare il contrario, il lavoro sta dannando l'uomo; almeno
per quanto riguarda l'uomo (e donna sottintesa) italiano.
Una dannazione
paragonabile all'inferno dantesco, ove, accresce astio e cattiveria
nei confronti di questi stranieri. Al nostro contrario infatti,
appena mettono piede in questa penisola vengono fatti accomodare,
gratuitamente (a spese nostre), sulle prime case disponibili, con
trenta euro giornalieri cadauno e un lavoro nell'immediato.
Questo non perché abbiano
maggior cultura e quindi un titolo migliore dei nostri giovani, no,
il solo motivo è il loro costo. Per gli imprenditori
è facile assumerli, li pagano meno e ricevono incentivi come
azienda, questo comporta una crescita per le aziende certo, ma alla
lunga diventa una perdita vista l'inoccupazione delle persone davvero
adatte a quei ruoli costretti infine a lasciare questo paese. I
giovani d'oggi lanciano più di qualche occhiata ai paesi esteri,
prendendo infine il volo per uno di questi. Ciò di cui gli impresari
però non si rendono conto (o chiudono gli occhi come lo stato che li
lascia fare), è che il valore del loro lavoro scende maggiormente e
solo quando arriva il momento di avere persone davvero in grado di
svolgere taluni lavori, persone che ormai han dato forfè, gli
imprenditori si mangeranno le mani per non aver sfruttato le loro, le
nostre capacità.
Valiamo sempre meno, come
lavoratori, come persone.
Ma sapete cosa penso?
Penso che il punto focale di tutta la questione sia la pretesa. La
pretesa che hanno questi stranieri di esser sfamati, di professare la
loro religione eliminando il crocefisso dalle nostre classi, e, non
permettendoci di parlare di Dio in loro presenza! La sapete la cosa
più divertente di tutto questo? Se li ascoltate, quando bestemmiano
lo fanno invocando il nostro Dio, non il loro. Personalmente la
ritengo un'offesa ancor maggiore, porca troia, abbiano almeno i
riguardi di bestemmiare il loro Dio!
Pretendono, non
desiderano. Pretendono il lavoro che spetta ad italiani in
difficoltà, perché loro non ne hanno mai avuto uno o l'hanno
perso?! Beh cazzo! Il mio non è per nulla razzismo ma è chiaro
anche ad un cieco che la colpa non è nostra e non dobbiamo subirne i
colpi. Se almeno ogni famiglia italiana potesse vantare un minimo
benessere allora li aiuterei volentieri ma.... Sti cazzi non così!
Allora lì, ai piani alti,
non soffrono solo di cecità; cazzo ma con tutti i soldi che hanno potrebbero
farsi 'na visitina e vedere quale altra “forma mentis” li affligge!.
Imperterriti invece continuano, continuano ad assecondare queste
pretese, prodigandosi anzi con fervore per esaudirle. In tutta la
storia italiana degli ultimi decenni non s'è mai visto tale impegno
nell'aiutare i propri connazionali.
Le nostre pretese, ma che
dico, diritti, suonano come campane mute. E stiamo parlando di richieste
semplici, richieste che sono nostro diritto per costituzione!
Che scemo, ah che illuso!
Lo stato regala i nostri soldi, trenta euro giornalieri.. ma non a
noi. Non a quel giovane che a 25 o 30anni vuol metter su casa e si
ritrova con qualche centinaio di euro in tasca.
Tutto ciò definisce lo
stato emozionale che ci porta a far parte della terza tipologia
dell'Italiano. Italiani che proprio non ce la fanno più, che
preferiscono morire suicidandosi, lasciare il fardello che è
diventata la vita.
Anche io ho delle leggi
morali, il mio credo, costruito tra mille insidiose esperienze. Un
credo che non mi permette di morire senza spingere fino alla fine per
cambiare le cose, un credo che mi impone di aiutare i bisognosi ma il
tutto a una condizione.
IL RISPETTO.
Italiani, basta essere
accondiscendenti, perché questo è un mondo di volpi. Siate duri
come un maglio, fermi come roccia e famelici come leoni.
Esigete il rispetto per
voi, per la vostra famiglia.
E con questo concludo
questa riflessione, anche se l'argomento data la portata, potrebbe
dar vita a un'intera enciclopedia.
Buona lettura!
T. <3
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